1980. LA STRAGE DI BOLOGNA
Il 2 agosto 1980, alle 10.25, nella sala d’aspetto della 2° classe della stazione di Bologna Centrale, esplode una bomba a tempo, contenuta in una valigia abbandonata; uccide 85 persone e ne ferisce e mutila oltre 200.

È uno degli atti terroristici più gravi del Secondo dopoguerra. Lo scoppio provoca il crollo di un’ala intera della stazione e investe in pieno il parcheggio dei taxi e il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario.
La risposta della città è immediata e generosa: viene attivata una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti. Il primo obiettivo dei soccorritori è quello di estrarre le persone vive sepolte dalle macerie.
La risposta della città è immediata e generosa: viene attivata una gigantesca macchina di soccorso e assistenza per le vittime, i sopravvissuti e i loro parenti. Il primo obiettivo dei soccorritori è quello di estrarre le persone vive sepolte dalle macerie.

Ambulanze e mezzi di soccorso trasportano i feriti verso gli ospedali, ma per far fronte al loro grande numero vengono impiegati anche autobus, auto private e taxi.
Il personale ospedaliero rientra dalle ferie e vengono riaperti i reparti chiusi per le festività estive.
Il presidente della Repubblica Sandro Pertini, arrivato in elicottero, si precipita all’Ospedale Maggiore dove è allestita una delle camere mortuarie. Incontrando i giornalisti Pertini pronuncia chiare parole di denuncia: “Signori, non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”. Comincia così, tra mille contraddizioni e lo sgomento e la collera dei familiari delle vittime, una delle indagini più difficili della storia giudiziaria italiana. Nei giorni della tragedia il CePIS, nuova centrale unica in fase di realizzazione a Bologna, riesce comunque a garantire un efficiente sistema di coordinamento. Nonostante i collegamenti radio e telefonici siano attivi solo da pochi giorni, tutti i vari enti di soccorso partecipano al dispositivo di emergenza dimostrando la validità delle scelte organizzative e tecnologiche alla base del progetto.
L’unanime apprezzamento dell’attività del CePIS da parte della stampa, degli amministratori e dei politici si concretizzerà nel coinvolgimento di Marco Vigna, infermiere coordinatore della Centrale, ai vari tavoli ministeriali e interregionali attivati per realizzare un efficiente sistema a valenza nazionale.
Questo lavoro porterà nel 1992 all’emanazione del Decreto istitutivo del 118 (Atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza), che recepisce un documento di Marco Vigna e Marco Braida, infermiere della Regione Friuli-Venezia Giulia, presentato al Gruppo di lavoro sul sistema delle emergenze sanitarie istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Storie di infermieri
GUARDA TUTTI I VIDEOCiò che mi piacerebbe dire a chi intraprende la carriera infermieristica,
oggi, è che fa uno dei lavori più belli del mondo perché è più in linea con i bisogni della gente di oggi
Edoardo Manzoni